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prima del 9 Aprile 2008, data di apertura di questo blog.
Da allora in poi, ne e' una replica fedele.


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12 febbraio 2017

Alma Mater


  • Hai letto che un'illustre rappresentanza del Gotha universitario si è lamentata pubblicamente che gli studenti non sanno scrivere in italiano?
  • Giustamente! Perdono la speranza di poterlo imparare, almeno da adulti, dai loro studenti nel costruttivo dialogo educativo che coltivano assiduamente.
  • Non ci avevo pensato. Mi veniva in mente, invece, quel famoso dialogo fra due universitari che si incontrano ad un elegante cocktail fra di loro, te lo ricordi?
  • No, com'era?
  • Il primo dice al suo illustre collega accademico:"Ho letto il tuo ultimo libro, non male. Chi te l'ha scritto?"; e il famoso barone gli risponde: "Questo l'ho scritto io, ma a te chi l'ha letto?".
  • Spiritosi, però!
  • Naturalmente, il dialogo è inventato da un ghostwriter che ci campa sull' ignoranza dei propri datori di lavoro: baroni e baroncini.
  • Mi fai ricordare che al liceo io avevo sempre otto in greco perché sapevo l'inglese.
  • Spiegami un po' il concetto che mi risulta piuttosto ghiaioso da digerire al volo.
  • Il mio professore di greco, che stava arrampicandosi nella carriera universitaria, aveva bisogno di pubblicazioni e non trovava niente di più comodo che saccheggiare riviste in inglese ma, purtroppo, non sapeva questa lingua e quindi affidava a me il compito di portargli gli articoli in traduzione.
  • Ma poi, almeno le pubblicazioni destinate a rimpinzare il suo carnet universitario se le scriveva da solo in buon italiano, immagino.
  • Ma vuoi scherzare, a quello pensava una mia compagna di scuola, un tipo ingambissima, piccolina con dei begli occhi azzurri, che gli ha costruito la carriera e, per non perdere la mano, s'è inventata anche quella di suo marito, che poi è diventato professore universitario, a sua volta.
  • E lei?
  • Ha insegnato tutta la vita al liceo e allevato due bambine molto sveglie che erano compagne di scuola dei miei figli.
  • Allora, non ha mai raggiunto il suo livello di incompetenza secondo il Peter Principle...
  • ... e meno male, ti sembra?

06 febbraio 2017

Un simil-omero


Untitled Document

  • " Anche il sommo centauro Chirone
    quando aveva freddo si metteva il maglione"
  • Impareggiabile saggezza dei nostri avi. Cosa sarebbe un simil-omero o giù di lì?
  • Non so, a me lo diceva mia madre quando arrivavano i primi freddi
  • Poetica, tua madre, la mia diceva solo "Copriti che è arrivato il freddo"
  • Sintetica e liberale: ti lasciava scegliere fra maglioni, felpe, giacche e cos'altro c'era ai nostri tempi?
  • Il pile non c'era ancora, quando eravamo bambini e neanche il nylon, il goretex e tutte le altre fibre fanatstiche inventate dai chimici.
  • Però c'erano il fustagno, la pelle di diavolo, la flanella...
  • ... grigia chiara per i calzoni che arrivavano al ginocchio. Hai nostalgia di quell'epoca di flanella grigia e giacche blu coi bottoni d'oro?
  • Neanche per sogno. In quarta ginnasio prima di andare a scuola di pomeriggio in grigio e blu vomitavo l'anima.
  • Ti trovavi proprio bene, allora. Ma perchè andavi a scuola di pomeriggio?
  • Perché in pieno centro di Roma dove si trovava il liceo classico storico più famoso d'Italia, un palazzinaro aveva ottenuto la licenza per costruire un palazzo di non so quanti piani sopra e sotto il livello stradale, provocando lesioni gravi alla scuola e la chiusura di un'intera ala. Facevamo i doppi turni, insomma, nelle aule sopravvissute.
  • Aveva scavato garages fin sotto la scuola?
  • Quasi. Aveva scavato una voragine enorme, ma, soprattutto, usava disinvoltamente la tecnica del battipalo per costruire pilastri di cemento ancora più profondi a fondamento del palazzone.
  • A Roma i palazzinari ne hanno sempre fatte di tutti colori. Tu come lo vedi Nerone? Per me è il più disinvolto e sfacciato di tutti. Per costrursi la Domus aurea ha dato fuoco a mezza città.
  • Non tutti gli storici sarebbero d'accordo con te, ma mi sembra una sintesi accettabile dei fatti. Che il fuoco gli abbia poi preso la mano e se ne sia andato in giro oltre i suoi desideri mi sembra un dettaglio trascurabile.
  • Infatti. Com'è il detto: "Non scerzare col fuoco"? Tua madre aveva un distico omericheggiante anche per il fuoco?
  • No, non mi sembra. Quando mio padre ed io davamo fuoco ai rotolini di carta da aranci, ci lasciava fare tranquillaqmente.
  • Mi ero dimenticato di quel gioco di fine cena. Era bello vederli decollare verso il soffito, quando non si accasciavano miseramente fra le bucce.
  • C'erano delle veline più propense al volo di altre. Prima di accenderle con un fiammifero Minerva, che mio padere teneva in tasca con le sigarette, cercavamo di predire il successo del volo esaminado per bene la carta e le scritte, a volte troppo inchiostrate e pesanti.
  • Sì, soprattutto i tratti scuri deformavano e indebolivano le cartine. Anche i "minerva" sono spariti. Qualche anno fa, li ho chiesti ad un giovane tabaccaio che mi ha guardato come se gli avessi chiesto un acciarino da pirata dei sette mari.
  • Chissà con che diavoleria accenderanno la pipa fra cent'anni? Intanto spostati un po' sopravvento e fammi da scudo, per piacere, che io me l'accendo con questo fantastico accendino a gas.

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