Per lunga tradizione famigliare
Accudiva le sedie da impagliare
Resuscitava le sedie sfondate
Per lungo tempo reiette e abbandonate
E a nuova vita le faceva tornare
Il lamento di cento anime sepolte
Attraverso i rovi e tra le fronde folte
Destò il declivio deserto e dormiente
Abbacinato dai raggi di un sole inclemente
All'orizzonte nessun'anima vivente
Dotate di ali ma incapaci di volare
Passano una vita serena a razzolare
Ignare della malasorte che le ha risparmiate
Si muovono libere accudite e rispettate
Da umani gentili protette e curate
Senza alcun uomo che le desse vita
La casa vuota piano piano era intristita
Il suo destino apparve del tutto segnato
Quando anche il tetto fu scoperchiato
E alla mercè delle piante abbandonato
Mangiato e bevuto gli piaceva fumare
Dopo il caffè si fermava a pensare
Non aveva piani da progettare
Del suo breve futuro non si curava
Qualche vecchio ricordo lo consolava
Glicine amico mio sei rifiorito ancora
Ti aspettavo non vedevo l'ora
Di ammirare le tue braccia nerborute
Salire al terrazzo con armoniose volute
Per inondarci di profumo con generosità prodigiosa
La sua carriera di giallomane compulsivo
Si limitava al solo periodo estivo
In vacanza leggeva dalla mattina alla sera
Completamente immerso in quell'atmosfera
Al cappio della suspense quasi non respirava
Come con una freccia sfuggita di mano
Capita di colpire un bersaglio lontano
A volte accade che senza intenzione
Scopriamo l'ordito di una macchinazione
Di cui non avevamo alcuna premonizione
Come gli egizi nelle tombe reali
Evitava del tutto le pose frontali
I profili le sembravano più aggraziati
E sceglieva soltanto colori delicati
Ricamava anime non corpi reali
Se sei una pecora devi belare
Se sei un gatto devi miagolare
Se sei un cane devi abbaiare
Se sei un umano devi parlare
O ancora meglio tacere e pensare
La sua facondia ridondante e smisurata
Debordava sulle pagine incontrollata
Senza risparmio di spazio né di tempo
Richiedeva al lettore fermezza d'intento
Per completare l'estenuante cavalcata
Produrre ricchezza e saperla equamente distribuire
È il compito che ogni stato dovrebbe perseguire
Mentre la sola crescente produzione
Genera infelicità e mostruosa sperequazione
E un concetto molto semplice da capire
Anche senza parlare di Lari e Penati
Era costume diffuso onorare gli antenati
Oggi perfino i vecchi sono trascurati
E ancora in vita negletti e dimenticati
I giovani virgulti senza radici vengono allevati
Con una voce stentorea e sgarbata
Infestava l'aria con tracotanza smodata
Incapace di articolare un ragionamento
Di vociferare il nulla era molto contento
Precipitando i presenti nello sgomento
Il suo immacolato candore virginale
Al di sopra del bene e del male
Raggiungeva la massima espressione
Nell'amore per il suo soffice gattone
Sua unica incondizionata totale passione
Con tre capre e una sola panca
Come decidere chi crepa e chi campa
La cosa diventa ancora più seria
Se a capre e panca sostituisci bambini e miseria
Nessuno al mondo deve più morire d'inedia
Invece del solito velocissimo aeroplano
Stivato con un anonimo carico umano
Decise d'imbarcarsi su di un bastimento
Dal nome altisonante maestoso e lento
Che trasformò il suo solito viaggio in un evento