27 marzo 2008
12 marzo 2008
11 marzo 2008
Referendum in musica: non disturbare il compositore
lun. 12 maggio 2003
Questa mattina sono andato a votare.
Credo che sia la prima volta in vita mia che utilizzo il lunedi'.
La scuola, semibuia per creare l'illusione del fresco attraverso una penombra artificiale, sembrava vuota.
S'intravvedeva solo un'ombra di bidello virtuale, seduta ad un tavolo lontano in fondo all'atrio. Sembrava inaccessibile, però, dietro una cortina di vetrate. Imboccato il corridoio indicato chiaramente dai soliti cartelli numerici non ho avuto difficolta' a raggiungere il seggio. Nessun anima in giro, eccetto la squadra di scrutatori. Un grosso ragazzo mancino ha trascritto i miei dati sul registro dei votanti esibendo un notevole impegno, quasi uno sforzo muscolare.
Il presidente mi ha consegnato la solita matita copiativa, costruita nell'immediato dopoguerra, e le due schede indicandomi ad alta voce e senza alcuna ironia: "Cabina numero uno" invece di un piu' ragionevole: "Vada dove vuole: e' tutto vuoto."
Sbrigata l'incombenza mi sono trattenuto un minuto a chiacchierare per tirarli un po' su di morale.
Uno dei tre, senza mai alzare gli occhi in nessuna fase dell'operazione, ha continuato a scrivere a mano, con una matita (non copiativa, spero) uno spartito musicale. La mia presenza non lo ha distolto dalla sua composizione.
Meno male.
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Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven. 16 maggio 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Ormai le pampas non valgon piu' una ciccas
- ... magari
- Perche' tu non ce l'hai?
- No, non l'ho nemmeno visto
- Com'e' possibile, ma se ce ne sono dappertutto. Siamo invasi, ormai.
- Voglio dire visto da vicino, preso in mano. Tu, invece, da quanto l'hai preso?
- Me l'hanno regalato. Se fosse per me...
- Vedi, allora; di cosa ti meravigli? Dicono che sia utile, però
- Sara' , ma se ne abbiamo fatto a meno per mille anni...
- Milioni, vorrai dire. Gli antropologi ormai si sono scatenati. Quando eravamo ragazzi sembrava che parlare di un'eta' di centomila anni fosse una mezza eresia, ti ricordi? A me va benissimo, intendiamoci. Io sono sempre stato un evoluzionista convinto. Anche quando sembrava che le cose dovessero andare a scatafascio, io ho sempre detto: - Vedrai che pian pianino tutto si aggiusta... per dire che c'e' sempre un evoluzione.
- E' l'inflazione: cento, mille, milioni. Quando comincia non si ferma piu'.
- Infatti. Guarda l'Argentina, ormai le pampas non valgon piu' una ciccas.
- Pampas? Ma quelle non erano le praterie con i gaucios sempre a cavallo, se non stanno ballando i tangos, come nei film?
- Hai ragione, devon'essere i pesos; mi sono confuso, con tutte quelle parole in s. E' meglio da noi dove le parole finiscono con tutte le vocali necessarie per capirsi.
- Non c'e' niente di piu' bello dell'italiano, lo dicono tutti.
- E delle italiane, anche.
- Si capisce, sono le mamme dell'italiano. Se fossero brutte loro, guai.
- Non voglio neanche pensarci a una disgrazia del genere, sai cosa ti dico.
- Altro che l'inflazione.

Nell'immagine: Pampas nostranas (Gran Sasso)
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) sab. 17 maggio 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
... non ci sarebbe un corsetto, ma che sia facile, molto facile, mi raccomando.

Fare poche domande e accontentarsi di pochissime risposte e per il resto, arrangiarsi.
Era l'età del fil di ferro e dello spago, prima dell'avvento del polietilene, dello scothc, dell'attack.
Un film rappresentativo? "Ladri di biciclette".
Per imparare non si frequentavano corsi, si guardava uno più grande o più esperto e si cercava d'imitarlo. Se c'era confidenza, si poteva chiedere qualche consiglio, ma senza esagerare.
Seguendo questo metodo s'imparava a parlare, a camminare e a correre, a nuotare, ad andare in bici, in moto e in macchina, a mangiare, a fare l'amore, a giocare a carte, a scacchi, a biliardo, a cucire e aricamare e tutti i mestieri.
S'imparava a campare, insomma.
La scuola, come luogo ufficiale dove s'imparava da maestri patentati per mezzo dei libri, era importante, più importante di oggi, ma aveva un raggio d'azione limitato e chiaro: leggere, scrivere e far di conto in modo sempre più raffinato con il procedere degli studi.
Nessun genitore si sarebbe mai sognato di pretendere che ai suoi figli venissero impartite lezioni sull'educazione stradale, sessuale, civica, tecnologica... poi è cominciata l'era dei corsi, ed è cominciato il declino dell'insegnamento di base.
Ch'insegna ai ragazzi "l'educazione-e-basta", oggi?
Accanto alla scuola, legata sempre alla tecnologia deformante del libro di testo, che allargava il suo raggio d'azione, mentre perdeva prestigio ed una chiara connotazione, sono sorte le scuole guida, di nuoto, di sci, di judo, di ballo e di moltissime discipline o subdiscipline più o meno esotiche o cervellotiche: tango; salsa y merengue; l'acquagym...
Con il pretesto di recuperare alla scuola le attività extra-scolastiche e rincorrere "il nuovo che avanza" sono stati introdotti nelle scuole corsi per gl'insegnanti, dapprima con il più effimero orizzonte di "aggiornamento", poi con quello più stabile di formazione in servizio con l'opzione implicita di trasformarsi in formazione permanente.
Tutto si può insegnare, anche a divertirsi. Il sottoprodotto più eclatante di questo atteggiamento sono gli animatori da villaggio di vacanze che, con ritmi soffocanti, insegnano "a divertirsi" ai poveri disgraziati che si lasciano trascinare passivamente in attività demenziali, dall'alba a notte fonda.
Il riflesso condizionato derivato da questo nuovo costume è l'attesa o addirittura la pretesa di ottenere corsi su qualsiasi argomento: dal ludico al professionale, ma che siano rapidi
e, soprattutto, semplici.
Imparare in fretta e senza fatica, questa è la generale pretesa. Nessun truffatore è ancora riuscito a vendere la bacchetta magica, ma ci si è avvicinati abbastanza con i corsi registrati su nastro da ascoltare durante il sonno. Con lo slogan: "imparate le lingue mentre dormite" c'è stato chi si è arricchito, quando tutti sanno che da secoli i ragazzi che dormono a scuola non imparano un accidente.
L'apprendistato lungo e faticoso a cui si sono sottoposti Michelangelo e Leonardo è fuori moda. Meglio l'e-learning che consente comode presenze virtuali, accompagnate da autentiche assenze reali.
In mancanza di un istantaneo trasferimento subliminale di conoscenze e competenze, come quello a cui si sottopone la protagonista femminile del film "Matrix" per imparare a pilotare istantaneamente un elicottero, "... non ci sarebbe un corsetto, ma che sia facile, molto facile, mi raccomando."
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven. 30 maggio 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Maramaldo a chi?
- - Maramaldo a chi? io l'ho solo aiutata a spingere il carrello.
- ... e a caricare una spesa da centocinqunta euro sulla macchina di un altro
- ma vuoi che m'immagini che sistema coscienziosamente nel bagagliaio di un forestieroe le provviste sufficienti per la campagna militare di un esercito in guerra?
- proprio forestiero, non era, aveva la targa con la candelina.
- che roba sarebbe?
- ma sì, dai, quelle targhe nuove che a sinistra hanno una figurina che sembra una candelina da compleanno ancora da spegnere.
- l'I maiuscola dell'Italia e le dodici stelle dell'Europa?
- non fare il difficile e il sapientone, adesso. Vedi che avevi capito subito.
- be'? E "la candelina" sarebbe l'unica cosa che ha guardato per distinguere la sua macchina dalle altre?
- No, no, non è mica scema. Ha detto che aveva anche lo stesso colore: grigia metallizzata.
- Sai quante macchine argento con la targa italiana ci sono in giro qui in Italia?
- Io no, perché, invece, lo sai tu? Ci scommetto che non tiri fuori il numero neanche se ci pensi tutta notte senza dormire.
- Ma cosa m'interessa? Dico solo che ce n'e' molte e prima di caricare la spesa su una maccchina italiana grigia senza guardare nient'altro...
- No, dice che l'ha riconosciuta subito anche perché aveva il bagagliaio aperto. Lo tiene sempre così da quando ha rischiato di soffocarci dentro suo figlio.
- Allora con tanti segni così precisi... non c'è niente da dire, è proprio sfortunata
- L'hai detto: sfortuna pura.
- ma? chissà poi cosa se ne sarebbe fatta di due scatole da dodici di pepe nero in grani? Ammazza il maiale in casa o qualcun altro?
- Il maiale no, sono sicura, me l'ha detto in confidenza. Per il resto non so, non mi piace spettegolare.
Nell'immagine: portale dei Santi Vitale e Agricola a Bologna
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) ven. 30 maggio 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Kranius Madornalis Vs. Papaver Mortiferum
-
... ma se dovessi scegliere fra black out, blow up, know how e part time cosa piglieresti? Devi prenderne uno solo , al volo, come se fossero carte disposte a ventaglio in mano ad un prestigiatore. - si può mescolare? mi piacerebbero black how e know time
- non c'è mai verso con te di avere una risposta veloce e definitiva - perché, cosa t'interessa se non facciamo un blitz , hai fretta?
- non so neanche più cosa sia la fretta, ma questo genere di giochi si fa così. Non so perché.
- allora noi giochiamo con le regole che ci pare e poi, stabilite una volta...
- ... avanti per sempre!
- ma no, cosa ti viene in mente? Appena stabilite, le trasgrediamo subito e poi continiuamo a cambiarle finché ci pare.
- ah, va bene, basta che si sappia. Una volta chiarito tutto...
- ma cosa vuoi chiarire? TUTTO, poi. E' ridicolo solo da dire, non ti sembra?
- cosa?
- dico, ti sembra possibile chiarire tutto? Alla nostra età, ti sembra una frase da dire, a un amico, poi?
- scusa, hai ragione, stamattina ho ascoltato la radio e c'era un giornalista...
- ma cosa fai? Magari eri ancora a digiuno, o addirittura a letto mezzo addormentato, quando le difese naturali contro le balordaggini sono ancora in letargo
- dici che mi sia buscato un mezzo avvelenamento?
- solo un knock out che ti ha un po' rintronato, ma vedrai che ti passa in fretta: sei uno robusto
- qualcuno, senza volere, deve aver cambiato stazione nella radio sul comodino, magari spolverando. Basta premere un bottoncino.
- e tu lasci in giro un aggeggio così pericoloso con una stazione giornalistica in canna, sempre pronta a far del danno?
- guarda che, per il resto, è una stazione ottima che trasmette musica classica giorno e notte, basta stare attenti a schivare l'ora del giornalista… Hai detto knock out?
- sì per dire una sberla che ti ha messo fuori uso momentaneamente
- lo so cosa vuol dire, ma mi hai fatto ricordare che ho sentito un papavero, presidente di tutto quello che si può presiedere, dire proprio knock how durante un discorso pubblico. Naturalmente lui non stava giocando, come facciamo noi
- prendersi sul serio è la disgrazia principale dei papaveri: ignoranti e pomposi?
- di quelli veri, belli e rossi, ne ho visti pochi, quest'anno e quasi soltanto sui cigli dei fossi. Nessuno in mezzo al frumento.
- peccato che non si riescano a diserbare altrettanto efficacemente anche gli altri, quelli grossi e pericolosi che occupano le cariche politiche e universitarie
- ci manca il know how, caro mio, il diserbante specifico per le male piante che infestano le strutture di potere
- quello sì che sarebbe un Nobel meritato: "al dottore Kranius Madornalis che, al compimento di una pericolosissima sperimentazione, ha scoperto il diserbante per liberare il potere dall'esiziale inviluppo del papaver mortiferum, ritenuto fino a ieri indistruttibile."
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) dom. 01 giugno 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Uno zombie nascostro dentro la firewall

Da quando il tarlo che la sua macchina fosse stata violata aveva cominciato a perseguitarlo, gli sembrava quasi di sentire i byte frusciarne fuori dal computer come il filo d'acqua da un rubinetto, ma, naturalmente, non riusciva ad individuarne l'origine.
Era certo di aver chiuso tutte le porte eccetto le pochissime per i servizi indispensabili, aveva innalzato una firewall più alta e poderosa delle mura serviane, ma se ci fossero rimaste backdoors nascoste, aperte a sua insaputa da qualche giocherellone o malandrino non avrebbe potuto giurarlo.
Il file di log non lo aveva aiutato minimamente a risalire ad attività inattese sulla sua macchina. Niente di più del solito stupido, prolisso resoconto delle attività normali. S'illuminò di un sorriso involontario pensando che si trattava di un "palo" di fiducia: cieco e sordo come quello famoso "dell'ortica" di una gloriosa canzone di Jannacci.
Se erano entrati sul suo sistema lo avevano fatto con garbo, pulendosi per bene le scarpe prima di accedere e senza fracassare la cristalleria, mentre si muovevano all'interno del file system per predisporre una via di uscita pulita e silenziosa.
Da che buco erano passati? Quasi ogni giorno sulla posta gli arrivavano dalla Red Hat avvisi su di una nuova possibile vulnerabilità del sistema che avrebbe permesso a superesperti di aprire una breccia nelle mura, rivelandone una debolezza, invisibile fino a quel momento.
Ma chi erano, poi, questi grandi maghi che passavano il loro tempo a battere con le nocche e ad auscultare ogni millimetro delle poderose mura, alla ricerca di un eco sospetta che permettesse d'infliggere un vulnus immedicabile al sistema immunitario?
E cosa cercavano i malandrini, al postutto? Era ben consapevole di non avere lasciato in giro sui suoi dischi nulla che potesse, seppur minimamente, interessare o giovare a chicchessia.
Tutti i dati sensibili erano protetti da PGP e quelli più importanti spostati ogni sera su CD, prima di chiudere bottega e andare a casa (lui diceva a palazzo Braschi) a mangiare una mezza melina ed un bicchiere di latte.
L'ipotesi più probabile era che volessero prendere il controllo della sua macchina per scopi estranei al contenuto dei dischi. Trasformarla in uno zombie, prono a qualsiasi ordine gli giungesse dal padrone remoto. Uno dei mille e mille piccoli server insignificanti da radunare in una cieca inarrestabile schiera da scagliare con ottusa aggressività contro un gigante poderoso e protervo, nella sua pretesa inattaccabilità, per umiliarlo in un degradante denial of service, cioè in un collasso totale.
Nonostante il fastidio, quasi un prurito, provocatogli dal sospetto che il suo server non fosse nulla di più di uno dei tanti schiavi pronti a scagliarsi contro un gigante, come allodole sulla finta civetta di specchi, non potava reprimere una involontaria ammirazione per questi moderni luddisti.
Cosa li spingeva a cimentarsi ai vertici della difficoltà, senza poterne ricavare né profitto, né notorietà? per ferire temporaneamente un sistema gigante: niente di più raffinato di comune ipertrofico server commerciale. Non una munitissima postazione dei servizi segreti od il caveau vigilatissimo di una banca, ma un comune Yahoo!
Il gusto del sapiente colpo di fionda nel mezzo della fronte di Golia?
Il raffinato piacere differito del seminatore di datteri? perché non c'era alcun dubbio che un colpo del genere richiedeva, oltreché abilità, una grande pazienza durante la lunga fase preparatoria.
Il sapore amaro della clandestinità, senza alcuna speranza di uscirne se non per entrare in galera?
Stretto nella morsa fra il dispetto e l'inconfessata ammirazione stava dibattendo fra sé e sé quale risoluzione intraprendere per uscire dal dubbio, quando un provvidenziale crash del disco rigido lo costrinse a reinstallare il sistema da zero, ricuperando solo i dati dal nastro di backup .
Stava crogiolandosi fra rassicuranti luoghi comuni: piazza pulita, finalmente; muoia Sansone… ; non tutto il male vien per nuocere; estirpare il male alla radice ed altre scemenze simili, quando il tarlo riprese la sua opera.
… e se il cavallo di Troia si fosse annidato, al sicuro da guasti, proprio fra i dati gelosamente replicati, anziché nelle sospette aree del sistema operativo, per riconquistare silenziosamente da lì l'intera macchina?
Geniale!
Nell'immagine, Corte Isolani a Bologna, liberamente reinterpretata ai frattali
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun. 02 giugno 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
Addio caccia alla volpe.
"Addio caccia alla volpe. Sono stati ben 362 contro 154, infatti, i deputati che hanno votato per la messa al bando totale. Gli oppositori della caccia alla volpe sostengono che si tratta di uno sport crudele, barbaro e anacronistico mentre i suoi sostenitori - tra cui vi è anche il principe Carlo - dicono che è un servizio per gli agricoltori e che salvaguardia migliaia di posti di lavoro nelle campagne." | ![]() |
![]() | Non credo che la notizia abbia scosso molta gente nel nostro Paese, salvo gli animalisti, molto più ignoti ai più delle volpi stesse. Nel nostro Paese è più diffuso lo sport di "gridare al lupo"; la caccia alla volpe non ha mai suscitato particolari simpatie, neppure fra i cacciatori di più innocue specie che, al pari della volpe, si aggirano per le nostre campagne da sempre. La frequentazione della volpe, da noi, è letteraria e infantile: la conosciamo come l'astuta compagna del lupo che trae in inganno il povero Pinocchio. Benché le volpi vere e proprie non manchino, di solito il termine è presente nei nostri discorsi solo in senso metaforico. In questa limitata accezione, è piuttosto diffusa, ma non sono in vista cambiamenti, penso. Infatti le astute canaglie prosperano come non mai e la loro caccia non è mai stata aperta, ancorché chiusa, da alcuna legge, a quanto mi risulta. |
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) mer. 04 giugno 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
"Addio caccia alla volpe. Sono stati ben 362 contro 154, infatti, i deputati che hanno votato per la messa al bando totale. Gli oppositori della caccia alla volpe sostengono che si tratta di uno sport crudele, barbaro e anacronistico mentre i suoi sostenitori - tra cui vi è anche il principe Carlo - dicono che è un servizio per gli agricoltori e che salvaguardia migliaia di posti di lavoro nelle campagne." 
