Oggi pomeriggio, tornando a casa dalla biblioteca a piedi, come al
solito, mi è saltato addosso il caldo. Sporadiche ed inconcludenti
avvisaglie dell’estate c’erano già state, ma era troppo presto perché
fossero credibili. Oggi, invece, alla fine di maggio la faccenda sembra
diversa. Per fortuna, mi tocca dire, pensando ai miei conterranei più
sfortunati che ancora dormono in macchina o nelle tende, sloggiati di
casa da questo maledetto terremoto che non finisce ancora.
Per me che ho la fortuna di vivere alla periferia del sisma non è
che cambi molto, per ora, ma la stagione di bici, braghe corte,
maglietta e nipotini in casa al mare si avvicina.
In questi ultimi anni, da quando è iniziata anche la mia stagione
finale, sono diventato un nonno stagionale. Come gli africani, che
arrivano qui per raccogliere la frutta quando viene il caldo, anche io
cambio paese e occupazione. Dalla grande casa vuota di città dove ormai
viviamo solo noi due vecchi gatti, ci si trasferisce nella casa al mare
dove arrivano i nipotini da
badare. Quest’anno saranno le due bimbe che vivono a Parigi durante l’anno scolastico.
Anche per loro l’arrivo dell’estate è una rivoluzione: passare
dall’appartamento al quinto piano nel Marais alla villetta con giardino
e piscina, a pochi passi dal mare Adriatico – il più domestico e
bonaccione dei mari – è un salto fantastico. Non da meno è il passare
dalla gestione dei genitori a quella dei nonni, liberi dai quotidiani
obblighi e ritmi scolastici. Una vita senza sveglia, insomma, che mi
ricorda come vivevo io la fine della scuola da bambino.
Anche per loro spero che il passaggio sia vissuto con la stessa
gioia e impazienza che avevo io, quando prendevo il primo treno utile
dopo la campanella della lectio brevis che annunciava la fine dell’anno
scolastico. Allora il viaggio da Roma. dove abitavo, a Carpi, base di
partenza delle lunghe vacanze estive di campagna, mare e montagna,
durava quasi sei ore che volavano, in attesa di vedere finalmente, dopo
le lunghe gallerie buie nella pancia dell’Appennino, la placida
pianura senza orizzonte che consideravo casa mia.
Il passaggio dall’elettrotreno - il “direttissimo” che proseguiva
per Milano - alla locomotiva a vapore che, sbuffando ritmicamente sul
quarto binario, attendeva i quattro gatti che proseguivano per
Carpi-Suzzara-Mantova era sempre un’emozione, stemperata dall’annuncio
“Per Caarpisussaramantova si cambia” pronunciato con quella modenese
lentezza strascicata, inevitabilmente comica, per un bambino che aveva
ancora nell’orecchio il romanesco dei compagni di scuola.
Anche dal punto di vista linguistico, il tuffo nel nostro mare in
compagnia dei nonni italiani, deve essere notevole per le due bimbe
francesine, bilingue la maggiore e ancora infante la piccola. Chissà
se, da adulte, ricorderanno con affetto le estati italiane con i nonni,
come io ricordo le mie con la zia. Purtroppo temo di arrivare fuori
tempo massimo per saperlo.