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blog personale
prima del 9 Aprile 2008, data di apertura di questo blog.
Da allora in poi, ne e' una replica fedele.


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21 dicembre 2016

Pipe giganti



Oggi, finalmente, dopo un mesto periodo di tovaglie a quadretti, nella trattoria che frequentiamo a pranzo a metà settimana sono tornate le tovaglie chiare.
Da quando le vecchie tovaglie bianche plasticate erano state sostituite, non mi ero più azzardato a disegnarci sopra le solite pipe con le quali riempio, da tutta una vita, gli spazi bianchi dei fogli A4 che infestano le attività in cui mi sono trovato coinvolto.
Oggi, ottenuto il permesso pieno e cordiale dal padrone e quello più difficile della moglie che teme un danno dell'inchiostro alle sottotovaglie, ho potuto finalmente liberare la mia vis pictorica lungamente repressa, disegnando tre grandi pipe nel centro del tavolo.
Non so fare altro, ma quelle sono perfette.
Una pipa curva disegnata con un sol tratto è la mia sfragis: il sigillo che uso in coda ai messaggi di posta elettronica e ovunque possa liberarmi dall'obbligo burocratico di una firma ufficiale anagrafica.
Raramente, però, capita l'occasione di potermi scatenare nelle dimensioni e la presenza di un tavolo ancora sparecchiato è più unica che rara.
I muri delle case altrui io li rispetto e non mi sognerei mai di andare in giro a sbombolettare pipe sulle case della città, come fanno i writer più sgangherati.
Nel constatare che non ho perso la mano, a dispetto della lunga astinenza, mi è tornato in mente l'aneddoto del calligrafo coreano, raccontato in un libro di quel paese, di cui non ricordo quasi niente altro.
Nel mio ricordo, un giovane viene ammesso alla bottega di un celebre maestro pittore e calligrafo che, impietosamente, gli impone periodicamente un esame: deve riprodurre alla perfezione un carattere pittografico, soltanto allora sarà libero di lasciare la bottega-scuola. L'allievo s'impegna con tutte le sue notevoli capacità nell'impresa di accontentare il maestro, diventa, a sua volta un celebre pittore, ma, anno dopo anno, al ripetersi dell'esame, non riesce mai ad ottenere l'approvazione del suo padrone e continua a rimanere a bottega per trent'anni, finchè il decrepito maestro, finalmente, riconosce che il carattere è perfetto. Libero dall'incubo, il non più giovane allievo, si libera del maestro nel modo più definitivo: lo ammazza.
Italo Calvino, nelle "Lezioni americane" cita un aneddoto cinese abbastanza simile. In conclusione di quella sulla rapidità scrive:"Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c'era l'abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d'un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d'una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio,il più perfetto granchio che si fosse mai visto."
Le mie pipe sulla tovaglia non saranno pari al granchio di Chuang-Tzu, anche se ho impiegato ben più di dieci anni a perfezionarle, ma chissà cosa sarei stato capace di fare, se avessi avuto un re come committente.
Ho scattato la foto del dignitario coreano durante la mostra "Ancient portraits from Korea"
tenutasi a Bologna nelle sale del museo medioevale nell'Aprile 2009.

All you can eat






"... e tint in meint, che Noster Sgnor l'è smuntè da caval per tirer sù una brisa" (... e ricordati che Nostro Signore smontò da cavallo per raccogliere una briciola di pane"). Questo monito della mia tata quando ero piccolo mi è rimasto in mente per tutta la vita e ha condizionato il mio comportamento a tavola: mai riempire il piatto con più cibo di quanto non sia in grado di mangiare. In altre parole: "Non lasciare nulla nel piatto o nel bicchiere. Mai".
L'ammonimento, mi torna in mente spesso quando al ristorante vedo lasciare bicchieri mezzi pieni di birra o cocacola e metà del cibo ordinato e non solo da giovanissimi, nati in un'epoca di falsa opulenza.
Lo spreco mi sorprende e m'infastidisce ancora di più, quando lo noto in adulti che dovrebbero sapersi regolare. Forse per questo, mi ha incuriosito quando in un ristorante giapponese, aperto da poco vicino a casa, ho notato sul fondo del menu una riga in grassetto che ammoniva a non lasciare piatti mezzi pieni, pena il loro conteggio a prezzo pieno nel conto finale.
Come sarebbe?
Il mistero si chiarisce studiando il resto del menu. Si tratta di uno di quei posti ALL YOU CAN EAT (mangia fino a crepare), pensati per appetiti giovanilistici e per ingordi di tutte l'età che ad un prezzo fisso modesto offrono una grande varietà di portate, ordinabili senza limiti... ma guai a chi lascia una briciola.
Che si sia trovato un modo nuovo per educare i ragazzi a non buttare via niente?
Non lo so.
Le poche volte che ci sono andato ho notato ragazzi e ragazze che non smettevano mai di mangiare sfilze di cincischietti di riso bollito e pesce crudo con nomi e forme esotiche, serviti ben allineati come soldatini giapponesi in eleganti piatti da portata, o mini-tavolini di legno o addirittura barchette, anch'esse di legno.
A queste ultime non ho saputo resistere. La volta successiva mi sono fatto portare una barca anche io. Sfortunatamente, conteneva un numero irragionevole di bocconcini di riso e pesce dalle forme varie, ma dal sapore e dalla consistenza troppo simili, per i miei gusti.
A stento sono riuscito a svuotarla senza patire la doppia onta di contravvenire ai principi etici marcati a fuoco nell'anima dalla mia tata e alla regola dell'occhiuto avvoltoio giappo, pronto a punire la mia ingordigia con un conto salato.
Giuro che non lo farò più. Se proprio vorrò vedere di nuovo una bella barchetta sul tavolo, provvederò prima ad invitare una di quelle esili giovanottine senza fondo che popolano i tavoli vicini.
A quanto ho visto, sono insaziabili come un secchio bucato.


20 dicembre 2016

Il bagno d'aria

Il bagno d'aria



Passare due settimane in un reparto geriatrico non è uno di quegli spassi che ci si augura capitino spesso, ma se proprio capita, non si può fare a meno di guardarsi intorno e cercare qualche motivo di distrazione, se non proprio di divertimento.
I quattro compagni di stanza sembrerebbero, a colpo d'occhio, i primi da cui ricavare qualche motivo di conversazione, a patto che non siano immobili nel proprio letto con una maschera di ossigeno o, addirittura, con il sondino per l'alimentazione artificiale che impedisce tutto, fuorché una sopravvivenza stentata. E' chiaro che in quelle condizioni è meglio evitare inutili tentativi di attaccare discorso e ci si accorge in fretta che è imperativo, invece, distogliere lo sguardo dai compagni di avventura e non certo per motivi di privacy, perché questa è la sola condizione che non esiste, in assoluto.
Dopo qualche tempo, durante le lunghe ore di solitudine, sembra non rimanga altro che leggere anche di notte dal tablet retroilluminato un avvincente romanzo investigativo o infilarsi le cuffiette e lasciarsi rapire da qualche brillante conferenza di filosofia di Maurizio Ferraris -il re dell'understatement ironico- o del filologo Luciano Canfora: insondabile pozzo di sapere.
Naturalmente, prima di poter benedire San Youtube che ce le scodella sempre pronte ad ogni ora, bisogna essere riusciti a sconfiggere l'ostilità della rete Wi-Fi dell'ospedale che, con la scusa di essere ancora in fase sperimentale da almeno tre anni, è amichevole quanto i puzzle di Turandot: ” Gli enigmi sono tre; la morte è una “
La rete "areAOSPiti" del Sant'Orsola non è una rete-per-vecchi, decisamente (e neanche per giovani), anche se, alla fine, è stato uno strumento prezioso e di gran lunga il più efficace per far passare il tempo.
La vera e la sola "ora d'aria" però, è stata quella delle graditissime visite dei miei cari, di grande sostegno e molto presenti, anche per una intelligente politica del reparto sugli orari di visita.
Indispensabile, però, al loro arrivo allontanarsi subito dalla stanza, infestata da badanti e parenti altrui, e rifugiarsi su di un divanetto in una saletta di ricevimento o nei grandi corridoi di accesso e raccordo fra i vari reparti. L'attrattiva di questi non-luoghi deriva dalla presenza di personale ospedaliero e di visitatori, insomma di gente a piede libero, non ricoverata e costretta a rientrare nella stanza alla fine dell'intervallo.
Le ore più belle sono state proprio quelle passate a chiacchierare scherzosamente con moglie e figli, ma l'episodio più memorabile è accaduto nella stanza, durante una pausa fra le attività frenetiche delle infermiere, intente a preparare i pazienti allo show del mattino: la rituale visita del drappello di medici e caposala, in coda al primario o, meno pomposamente, in sua assenza.
Uscendo dal bagno per tornare a letto in una bella mattina invernale, guardando verso il finestrone che inondava di sole l'interno, non potei evitare di soffermarmi su di un paziente, solitamente irrequieto e rumoroso, che lasciava penzolare le gambe aperte dalle sponde del letto. Era completamente nudo e stava finendo di arrotolare meticolosamente, come fosse uno spago da riporre nel cassetto di cucina, il tubicino della flebo, dopo essersi liberato anche del catetere. Aveva l'aria beata e soddisfatta di chi ha compiuto l'opera sua e si gode un meritato bagno d'aria e di luce, prima che infermiere e badanti lo scoprano e arrivino a rompere l'incantesimo.

18 dicembre 2016

...e lui se la dice


E lui se la dice e se la canta il sapientone
disprezzando qualsiasi altra opinione
ma un vantaggio ce l'ha il cuorcontento
nessuno può distoglierlo dal suo intento
consolidare con successo la sua opinione


16 dicembre 2016

Il Natale

Il Natale

Anche quest'anno sta per tornare il Natale
Non dico che in questo ci sia niente di male
Se non fosse per la finta allegria obbligata
Mentre fede speranza e carità ormai se n'è andata
Lasciandosi dietro il vuoto di una città illuminata

La mia foto riprende il portico di via Farini a Bologna durante il Natale 2009 

15 dicembre 2016

La filosofia

La filosofia

La filosofia è come il fumo della minestra
Non l'acchiappi con la sinistra né con la destra
È un piatto riservato ai veri intenditori
Che vedono il dentro guardando solo il fuori
Niente pappa né ciccia ma fama e grandi onori

Il disegno è di Escher


11 dicembre 2016

Sant Alò

Sant Alò


Sant Alò che prima morì e poi si ammalò
Anche se davvero in natura non si può
Senza capirlo non ne ho mai dubitato
Perché è la mia nonna che me l'ha raccontato
E dubitare dei nonni sarebbe proprio un peccato

Petrus ChristusSant'Eligio (Sant Alò) nella bottega di un oreficeNew YorkMetropolitan Museum of Art

06 dicembre 2016

Le albicocche

Le albicocche

Sode mature croccanti polpose e vellutate
Le colorate albicocche annunciano l'estate
Ma se anche d'inverno le vorrai gustare
Quelle candite ti potranno soddisfare
In tutte le stagioni un gioiello d'ammirare

02 novembre 2016

L'insonne

L'insonne


Il sole illumina e scalda l'atmosfera
mentre la luna resta fredda e altera
ciascuno prende della giornata la sua parte
la notte per il sonno e il giorno per l'arte
ma gufi e insonni ribaltano le carte


28 ottobre 2016

La poltrona del papa

La poltrona del papa



Più che un papà sembrava un papa
in trono sulla sua poltrona damascata
Poi passarono molte lunghe stagioni
Lasciò il lavoro e andò in pensione
E anche la sua poltrona fu rottamata

26 ottobre 2016

Le Muse

Le muse



Da quando le Muse si sono ritirate
Sdegnate per essere state dimenticate
Mettere insieme cinque versi in rima
È diventato più difficile di prima
Vi prego ragazze non ci abbandonate

Particolare de “Il Parnaso”. Dipinto autografo del Mantegna, realizzato su tela nel 1497, misura 160 x 192 cm.
E' custodito nel Museo del Louvre a Parigi.

Il ricamo



Il ricamo



Fra le arti sublimi di un antico passato
Il ricamo su telaio e ormai dimenticato
Senza essere una dama raffinata del quattrocento
Mia madre lo praticava con un autentico talento
Che sia ormai scomparso è un vero peccato 



L'immagine è la foto, scattata ora, di un paralume che abbiamo ricavato proditoriamente, smontando e riutilizzando il ricamo che mia madre aveva inserito in una borsa di seta che aveva cucito per tenervi, durante il giorno, la camicia da notte.

25 ottobre 2016

Il gatto certosino

Il gatto certosino

Ieri ho incontrato il bel gatto certosino
che durante l'estate attraversa il mio giardino
Abbandonata del tutto la sua aria sdegnosa
Cercava le coccole come una gatta affettuosa
La solitudine ha trasformato la tigre in gattino 

Indovinello: Sono tonda...

Indovinello: Sono tonda...


Sono tonda morbida gustosa e profumata
Chi mi ha conosciuta non mi ha mai lasciata
Niente osso tutta ciccia bella rosa
di panini e crescentine son la sposa
Indovinar chi sono non è difficil cosa

L'informazione



L'informazione

Mi accontenterei di un briciolo di informazione indipendente
Onesta chiara sintetica ma completa e molto competente
Per disboscar la fitta selva di false parolone
E portare a casa ogni tanto uno straccio di opinione
Ma temo che per ora non sia che una vuota aspirazione

24 ottobre 2016

La carbonella

La carbonella

Non so se sai cos'è la carbonella
Del carbon fossile è la giovane sorella
Bruciando sprigiona un fumo profumato
Che dona al cibo un aroma antico e delicato
Usala per una grigliata tanto buona quanto bella

Il dentista

Il dentista


Dal dentista non si va mai per piacere
Ma solo per necessità e per dovere
Per avere i denti dritti e sani
Ci si deve affidare alle sue mani
Ma non farmi troppo male per piacere

Il cammello

Il cammello


Non tutti sono d'accordo che il cammello
Fra i quadrupedi da soma sia il più bello
Ma in quanto a gobbe non ha concorrenti
Nemmeno fra i dromedari suoi parenti
Con quelle due sopravvive a sete e stenti 

23 ottobre 2016

Il ciclope

Il ciclope



Il ciclope è un omone dal corpo deforme
Con un solo occhio in un corpaccio enorme
Di tutti loro il più famoso è Polifemo
Un poco cannibale e pure mezzo scemo
Se sia tutto vero o leggenda mai lo sapremo

22 ottobre 2016

Lo zaino

Lo zaino


Ricordo il mio vecchio zaino militare
E gli scarponi chiodati per arrampicare
Solo tela robusta cuoio e ruvida lana
Sotto il sole che spacca o in mezzo alla buriana
Tutto il resto a valle deve restare

21 ottobre 2016

Il ranocchietto

Il ranocchietto




Non so chi sia quel ranocchietto
che compare all'ora di andare a letto
Non solo il portico vuol perlustrare
ma anche in casa vorrebbe entrare
Sei forse un principe da dover baciare?


20 ottobre 2016

Il trifoglio

Il trifoglio




Il verde trifoglio è un erbetta delicata
Che si potrebbe anche mangiare in insalata
Ma se alle tre foglie se neaggiunge una
Diventa un raro e ambito portafortuna
Almeno così me l'hanno raccontata 

Il croccante

Il croccante




Le caramelle sono buone e ancora più i cioccolatini
Ma fra i dolci e i bonbon per grandi e piccini
Se non il primo posto uno molto importante
Lo riserverei al bruno e lucente croccante
Se non il migliore certo il più elegante

Il varano

Il varano


Gira alla larga da quel bestione spinoso
E’ brutto da morire e molto pericoloso
Ha un caratteraccio troppi denti e affilati artigli
Se lo vedi da lontano scappa di volata che non ti pigli
Il drago di Komodo non è proprio un tipone pacioso


18 ottobre 2016

Il cavallo


Il cavallo


Il cavallo è un mammifero elegante
con un cervellino e quattro belle zampe
A dispetto del suo sguardo intelligente
dicono che non capisca un accidente
ma vederlo al galoppo non è mai deludente


25 giugno 2016

Due in uno

Asus transformer t300



Dopo lunga assenza, scrivo questo breve post per testare le funzioni di Dreamweaver e dello strumento di creazione del mio blog che è ancora in fase sperimentale, dopo che ho dovuto rinunciare al mio computer preferito che improvvisamente ha smesso di funzionare e non si può riparare. Ora sto scrivendo su un piccolo computer velocissimo che ho dovuto comprare e addomesticare al mio uso: l'Asus transformer T300. Lo si può usare come ultrabook o come tablet e ha tutta l'aria di essere il formato dei PC del futuro prossimo, c'è da scommetterci.
Mi sembra un buon attrezzo e spero che non mi pianti in asso troppo presto.

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