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21 gennaio 2011

L'anello


 

Lo aveva promesso e, al dunque, aveva mantenuto la promessa. Non aveva lasciato nessuna disposizione testamentaria, neanche a voce. Bastava la legge, aveva tagliato corto una volta che l'avevano interpellata sull'argomento. Ma le andava proprio bene quello che disponeva la legge? in tutto e per tutto? Certo, aveva risposto senza esitazione, ribadaendo ancora una volta implicitamente che lei era una donna d'ordine e anche di chiesa, beninteso.

Quando, con un'insistenza fuori luogo, le avevano fatto notare che la legge era generica e non contemplava, ad esempio, a chi dovesse toccare il diamante che aveva al dito, aveva risposto: "Credete? Allora quello me lo porto dietro: prima di andarmene me lo ingoio."
La battuta aveva suscitato una risata e dell'argomento testamento non si era più parlato: tutti sapevano che sarebbe stato inutile, visto il carattere cocciuto e imperioso che l'aveva sempre distinta dalle sue sorelle e dal fratello minore, che, tutti, avevano intrapreso il viaggio finale prima di lei, a dispetto della loro più giovane età.
Approssimandosi ai novant'anni, aveva perduto autonomia di movimento, gran parte della vista e di tutto il resto che rende piacevole vivere, ma non era certo cambiata di carattere. A tratti sembrava si rifugiasse solo nei ricordi del passato, ma in realtà non aveva mai smesso di esercitare la sua attività preferita: comandare a bacchetta discendenti e dipendenti, facendo dell'irragionevolezza delle sue pretese, imposte a tutti, il solo vero motivo di una sopravvivenza ad oltranza, altrettanto irragionevole.

Non era mai stata un'aquila e della sua bellezza giovanile, fatalmente, non era rimasta più traccia e quando, un mattino qualsiasi, nell'accingersi ad alzarla dal letto per trasbordarla sulla sedia a rotelle che l'accoglieva durante il giorno, constatarono che aveva smesso di respirare, accolsero l'evento come il compimento della sua ultima volontà: era morta nel suo letto, nella sua casa, trasformata anzitempo e ormai da decenni, nel suo mausoleo.
diamante

Come e dove dovesse essere sepolta lo aveva disposto lei stessa da lungo tempo: nella tomba doppia accanto al marito che l'aveva preceduta di un trentennio. La messa nella chiesa parrocchiale ed il successivo trasbordo al camposanto sul carro funebre, seguito dalle auto degli intimi, erano altrettanto scontati. Avvertiti i pochi parenti e amici di famiglia, le figlie si accinsero a vestirla secondo la tradizione, per lasciare a mani estranee e professionali solo le ultime incombenze.

Fu a quel punto che si accorsero della mancanza dell'anello. Nessun estraneo era entrato e le ricerche fra le lenzuola o sotto il letto non avevano dato alcun risultato: l'aveva ingoiato. Se si fosse trattato di un'altra persona, nessuno avrebbe potuto pensarlo, ma le figlie, che la conoscevano meglio di chiunque altro vivente, non ebbero dubbi: aveva mantento la minaccia. Anche in punto di morte era riuscita ad imporre la sua volontà, ma, possibile che continuasse a riuscirci anche da morta? 

Sospesero la vestizione e andarono in cucina a farsi un caffé. Cosa fare? La sola conclusione a cui arrivarono, concordemente e subito, fu di non dagliela vinta. Basta! Bisognava ricuperare l'anello, ma come? Il medico aveva già certificato il decesso: morte per arresto cardiaco, come dire, morta di morte, quindi una richiesta di autopsia era assolutamente improponibile. Allora?

Bastarono due caffè in piedi in cucina per trovare la soluzione: contro ogni sua volontà, bisognava cremarla dando istruzioni ai necrofori di ricuperare, insieme alle ceneri, anche l'anello: i diamanti non bruciano!

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