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01 agosto 2019

Pipae, piparum, pipis

Pipae, piparum, pipis



"Chi non fuma nella pipa non capisce la canzon"
Quando mio nonno mi vedeva accendere la pipa di solito mi diceva questa frase sibillina con aria scherzosa e di approvazione.
Sarebbe stato inutile chiedergli una spiegazione perché non era sua abitudine fornirle per le frasi proverbiali, molte volte di difficile interpretazione, che diceva in momenti appropriati secondo il suo giudizio.
Nel dopoguerra fumavano tutti, c'erano ben altre preoccupazioni nell'aria che s'imponevano all' attenzione.
Per quanto ricordo, in famiglia la sola che non fumava era Luisa: la domestica di origine contadina che per me è sempre stata una nonna affettuosa.
Non era certo il tipo da fare commenti, ma dalle attenzioni che poneva nel riordino delle mie pipe e alla pulizia esterna del vaso del tabacco ho sempre avuto l'impressione che ritenesse la mia abitudine di fumare la pipa, anziché le sigarette, una cosa degna di un uomo, seppure un giovane uomo in fase di formazione.
Era una cosa ben fatta, come andare a caccia in valle alzandosi prima dell'alba o a pesca al tramonto, tutte cose da uomo che non andavano scoraggiate, quantomeno, in un giovane che stava cercando la sua forma.
Resta il fatto, che fu la sola a regalarmi una bellissima pipa bianca di schiuma di mare nel suo lussuoso astuccio, vellutato all'interno, che io apprezzai molto.
Lo ricordo bene perché non solo fu il primo regalo del genere, ma di pipe in vita mia ne ho ricevute in regalo poche, pochissime. Neppure le morose più generose e avventurose, eccetto una, si azzardavano a regalarmi una pipa.
Maglioni di lana fatti a mano, camicie, cravatte, papillon, acqua di Colonia sì, ma non pipe. Mai.
C'è da dire, che scegliere una pipa da regalare richiede molto coraggio, per non dire incoscienza. Neppure il criterio più ovvio: compro una pipa di marca, semplice e diritta, garantisce il successo.
È più facile indovinare un terno al lotto che predire se una pipa ha l'anima buona e gentile, prima di averla fumata per qualche tempo.
È, invece, abbastanza facile per un fumatore esperto, guardandola e soppesandola fra le mani, predire se una pipa non sarà gradevole da fumare.
Insomma è molto più facile sapere scartare piuttosto che comprare e risulta una impresa temeraria per una ragazza affettuosa che desideri semplicemente essere ricordata dal moroso tutte le volte che fuma la pipa che gli ha regalato.
Ergo pertanto il centinaio di pipe che ho in giro per casa, in vista su rastrelliere o imbucate e dimenticate in cassetti, me le sono comprate nel corso degli anni da tabaccai ben forniti e qualcuna anche direttamente da chi le fabbricava a mano.
A Bologna c'era uno di questi artigiani vicino al cinema Contavalli, prima che lo demolissero, insieme alla maggioranza dei cinema bolognesi, colpiti dalla fillossera televisiva più micidiale dei bombardamenti americani durante la guerra.
Era un omone cordiale e gentile con le mani d'oro. Sapeva fabbricare belle pipe nuove da ciocchi rustici di radica stagionata che riceveva dalla Calabria.
Si occupava anche di pipe sinistrate rimettendole a nuovo. Ricostruiva i bocchini spezzati di ambra o di banale plastica nera, rinforzava con ghiere d'argento su misura il cannello di legno crepato e faceva tutto il resto necessario a dare nuova vita ad una povera pipa malmessa.
Una pipa rotta aveva più speranze di vita portandola a lui che un paralitico a Lourdes..
Marginalmente, comprava e vendeva pipe nuove e usate anche non fatte con le sue mani. La sola cosa che non potevi trovare nella sua bottega era una pipa di scarso valore e soddisfazione.
La robaccia da due soldi che gli inesperti trovano dai tabaccai improvvisati, gli spacciatori di sigarette e grattaevinci, lui non la teneva.
Da lui comprai più di una pipa, tutte belle e brave.
Una ottima di radica fiammata semi-curva l'aveva scavata un po' troppo, ricavando un fornello molto capiente con un ingombro esterno modesto. Questa anomalia la rendeva indicatissima da tenere sempre nella tasca interna della giacca insieme alla borsa del tabacco. Purtroppo, nel corso dei decenni di onoratissimo servizio il legno troppo sottile si crepò partendo dall'alto, ma senza compromettere minimamente il piacere di fumarla. Ancora adesso è una delle più fumate, a dispetto della sottile crepa che continua ad allungarsi verso il fondo.
Con mia sorpresa un giorno trovai la sua bottega chiusa e abbandonata come il vicino cinema. Per fortuna si era solo trasferito in un negozio più grande ed elegante in un'altra strada del centro, come seppi dai negozianti vicini, sopravvissuti agli sventramenti e ristrutturazioni. Lo ritrovai nella nuova sede completamente calvo. Aveva subito una delicata operazione al cervello, ma, per fortuna, il medico che lo aveva operato lo aveva riparato con la stessa maestria con cui lui operava le pipe.
(continua)

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