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09 febbraio 2014

Scarlett_stream

Al tempo dei tempi, cioè quando noi nonni eravamo bambini, lo sport più seguito, qui da noi, non era il calcio, ma il ciclismo e la tifoseria si divideva in parti uguali fra i sostenitori di Bartali e quelli di Coppi. Molto meno visibile ma altrettanto diffusa era la divisione fra il partito della Idrolitina è quello di Idriz.
Si trattava di due prodotti in polvere poco costosi che servivano per arricchire di bollicine la comune acqua del rubinetto, che in molte città nell'immediato dopo guerra era igienicamente affidabile, ma spesso piuttosto cattiva. La diffusione dell'acqua minerale imbottigliata non era ancora avvenuta, soprattutto per ragioni economiche. L'Italia semi distrutta non poteva permettersi troppi sfizi, neppure a tavola.
Soltanto negli anni '60 la distribuzione di acqua minerale in bottiglie di vetro, trasportate a domicilio da piccoli camion urbani, divenne abbastanza diffusa, ma il vero boom del consumo di acqua imbottigliata si ebbe più tardi, dopo la diffusione delle bottiglie di plastica e dei grandi supermercati alimentari che la vendevano a poco prezzo.
Le famiglie italiane si abituarono presto a consumare acqua frizzante o gasata, come si diceva, durante i pasti in casa e al ristorante. È una di quelle abitudini che, una volta acquisite, si perdono con qualche difficoltà. Non è come smettere di fumare, ma ci manca poco. Il peso e l'ingombro delle grosse confezioni di bottiglie di plastica sono il principale aiuto a chi vuole smettere di bere l'acqua gassata. Noi, stanchi di scarrozzare 10 chili di acqua con bollicine, ci eravamo ormai convertiti alla sana e semplice acqua del rubinetto di casa, del tutto insapore e sicuramente ben controllata dal punto di vista igienico, quando un'amica premurosa ci ha regalato un gasatore domestico per arricchire di bollicine l'acqua di casa. E' un oggetto semplice che funziona bene e ci ha liberato del tutto dal facchinaggio che ormai non sopportavamo più.
In questi giorni è tornato alla ribalta, quando la celebre attrice Scarlett Johansonn è stata contestata per essere divenuta la testimonial della ditta israeliana Sodastream che produce i gasatori anche in una fabbrica che si trova in un territorio contestato dai palestinesi. La vicenda è piuttosto controversa, perché all'interno della fabbrica lavorano numerose maestranze palestinesi ben contente del salario e del trattamento che ricevono, del tutto paritario con il personale israeliano. Resta il fatto che l'attrice ha dovuto rinunciare al suo ruolo di ambasciatrice globale della Oxfam, una delle maggiori organizzazioni umanitarie al mondo.


La cosa curiosa è che, proprio in questi giorni, a Bologna si è aperta con assurdo clamore una mostra che espone alcuni quadri di scuola fiamminga, fra i quali la ragazza con l'orecchino di perla di Vermeer, ispiratrice di un romanzo dal quale è stato tratto un film che vede Scarlett come protagonista, con qualche somiglianza con la ragazza del quadro fiammingo.
La coincidenza casuale fra l'ingiustificato scalpore destato dalla campagna pubblicitaria di Sodastream e l'altrettanto ingiustificato clamore destato dall'apertura della mostra, entrambi legati in qualche modo alla Johannson, hanno suggerito questo testo e l'immagine arbitraria che lo accompagna.

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