In questo sito appare una selezione di blogspot già apparsi sul mio blog personale prima del 9 Aprile 2008, data di apertura di questo blog. Da allora in poi, ne e' una replica fedele.
Con 10 lire l'8 mi portava a scuola in un quarto d'ora
Ricordo ancora con affettuosa nostalgia I tram che passavano vicino a casa mia Erano spesso vetture consunte e datate Lente e cigolanti per non dire sgangherate Longevi dinosauri di epoche passate
In un dehor dove poteva fumare Accendeva la pipa e cominciava a cercare Cinque versi di accettabile sapore Indifferente al traffico e al rumore E qualche volta li riusciva a trovare
Sotto i piedi sulla sabbia bagnata Sentii per la prima volta la potente ondata Dell'oceano che mi fece tremare Come mai era riuscito il nostro mare Quell'impressione non l'ho mai dimenticata
Con la sua sensibilità esasperata Si turbava anche per un'occhiata Si arrovellava per trovarne l'interpretazione Cercandovi un segno di disapprovazione E il dubbio diventava un'ossesione
Mi incantavo a guardare le nuvole passare Da bambino avevo molto tempo per sognare I sogni ad occhi aperti erano i più belli Volavano nel cielo come liberi uccelli Poi m'è toccato di crescere e ho smesso di volare
Per raggiungere il grande fienile Si saliva dal portico o dal cortile Era un sottotetto buio e polveroso Inesplorabile e troppo pauroso Anche per un bambino avventuroso
Vedeva il tempo come fosse un mare Una distesa infinita senza limitare Accumulava impegni ipotecava il futuro Inconsapevole di limiti un dio imperituro La morte lo colse come un comune mortale
A tutti noto e universalmente ammirato Per il suo brillante glorioso passato Colpito da una improbabile accusa infamante Da tutti fu abbandonato all'istante Ancor prima di essere giudicato
Dei lunghi anni passati da scolaro Non ho un ricordo né dolce né amaro Non sono mai andato a scuola con piacere Ma soltanto per inevitabile noioso dovere Galleggiavo a mezz'aria fra il genio e il somaro
In barba alle più rispettate convenzioni Tuffò la mano nel piatto di maccheroni Rovistando alacremente con tre dita Catturò e ostentò la preda ambita Tre sontuosi bisunti maccheroni
Sempre più spesso gli appariva evidente Il declino progressivo della sua mente Fin quando il fenomeno sparì del tutto Niente più allarmi più niente di brutto Tornò allegro e sereno come un demente
Aveva un faccia memorabile per le assenze Priva di carattere un vuoto un niente Anche la sua voce era priva di espressione Gli usciva dalla bocca senza intenzione Per ricordarlo occorreva una ferma determinazione
In quell'atmosfera di facilità eccessiva Ogni capriccio germogliava e moriva Ogni tensione passeggera sbocciava Nel vuoto si gonfiava e scoppiava E in una fermentazione di desideri svaniva
A quattr'occhi gli voleva parlare Perché gli doveva comunicare Una faccenda molto delicata Confidenziale molto riservata Quando si videro l'aveva scordata
Non so se ci sia qualche speranza Di arginare i guasti della ignoranza Non funzionano né persuasione né repressione La sola cura efficace è l'educazione Buone letture studio e applicazione
Nelle foto appariva quasi sempre serioso Quasi fosse un vecchio generale a riposo Un sorriso pronta cassa non gli veniva Perché essere fotografato lo infastidiva Un narcisismo a rovescio glielo impediva
Credeva fermamente nella reincarnazione E pensava che sarebbe stato un fulgido leone Mentre stranamente tendeva a sottovalutare Di reincarnarsi in un lombrico buono per pescare E finire in padella in una carpa di modesta dimensione
Nessuno di noi riusciva a sostenere Lo sguardo di quegli occhi sibillini neri Sempre composta elegante severa La sua persona emanava un aura austera Una divinità a cui rivolgere un'umile preghiera
Con le galline non si può ragionare Hanno sempre troppo da fare Se si potesse metterle a sedere Forse si potrebbe anche vedere Ma razzolano sempre non c'è niente da fare
La grande mappa appesa alla parete Era percorsa da una fitta inestricabile rete Quasi una profezia di viaggi infiniti Fra valli profonde e picchi arditi Da percorrere con stupore in silenzio rapiti
Indossava un berrettino con la visiera Vecchio floscio sgualcito rosso bandiera Lo portava sempre in ogni occasione Come porta le sue penne un pavone Per schiodarglielo dalla testa ci voleva una bufera
Da bambino con il suo fido coltellino Intagliava totem di legno di pino Con quel solo attrezzo rudimentale E un'abilità non proprio eccezionale Ne ricavava un brutto bastoncino
Senza mancare a nessuno di rispetto Salutò tutti e se ne andò a letto La conversazione era diventata noiosa Più maldicenza che cronaca rosa Pane per i denti della diletta sposa
Quello che aveva sempre desiderato Non lo godeva una volta avverato Perché imposto da inattese condizioni Frutto di sgradite nuove imposizioni Non una scelta libera ma una dura costrizione
Dei vecchi vociferanti all'osteria Non ho proprio nessuna nostalgia Ma non amo neppure le ragazzine Che si arrotolano le loro sigarettine Nei dehors cinguettanti di sbarbine
Per distinguere un pertugio da un buco Non basta l'occhio ci vuole anche fiuto Il secondo è sempre maleolente Mentre il primo lo è raramente Secondo la statistica più recente
Aveva elaborato una teoria spericolata Molto ardita e originale ma indimostrata Avrebbe illuminato con geniali criteri L'intero universo con tutti i suoi misteri Gli mancava solo una formula adeguata
Voleva trasportare il sole in carriola Dove facesse luce per lei sola Invece la luna le era indifferente Illuminasse pure tutta la gente Con quella luce pallida e inconsistente
Fiero di andare a scuola senza scorta Non sopportava vincoli di sorta Aveva le chiavi di casa fin da bambino Le custodiva gelosamente con il coltellino Libero e allegro più di un uccellino