A memoria mia, molto incerta, ci ero stato una sola volta da bambino al ritorno da una villeggiatura con mia zia I. All’epoca, andavamo un paio di settimane d’agosto con il CAI di Carpi in una località alpina diversa ogni anno. Il club affittava un intero albergo e i soci potevano andarci durante l’estate per un paio di settimane o più in un’atmosfera simpatica e amichevole. Quando passammo da Bassano, al ritorno dalla villeggiatura, dovevamo essere stati in Trentino, dove di preciso non lo so, ma credo che sia stata la volta in cui giungemmo a Venezia, con il pullman che ci riportava a casa. Era il tramonto di una bella giornata estiva e l’impressione della laguna che ne ricavai fu così forte che la conservo ancora a distanza di una vita. A due ore di macchina o di treno da casa, Venezia è una meta abituale e abbastanza frequente; ci sono tornato mille volte per spasso e anche per lavoro, ma quella prima inattesa visione al tramonto resta indimenticabile, e forse per questo non ricordo nulla della contemporanea visita a Bassano. Neppure il vecchio ponte in legno dove “ci darem la mano ed un bacin d’amor”. In effetti è un manufatto abbastanza originale per aspirare alla categoria dell’”indimenticabile”, ma così non è stato, per me. Pare che dalla versione disegnata dal Palladio ce ne siano state diverse successive, dovute alle ricorrenti piene del fiume Brenta che in momenti di particolare euforia lo travolge o lo danneggia gravemente.
Il ripristino più recente e tuttora in piedi è quello del 1968 dopo i danni causati dalla piena del ’66, quella che tutti ricordiamo per l’alluvione dell’Arno a Firenze. Ieri era infiocchettato al massimo con bandiere italiane appese ai travi e vasi di gerani rossi sul pavimento di pietra.
Il resto della cittadina ha un’aria trascurata, molte vecchie case e palazzetti del centro storico sono in semi abbandono. Disabitati i piani superiori, tutte le imposte chiuse, un solo negozio al pianterreno con paccottiglia per turisti e… grappa. Non c’è nulla che si salvi dalla contaminazione con il distillato prediletto dai bassanesi. Qualunque manufatto commestibile è, immancabilmente, “alla grappa”.
L’umore era buono, la giornata bella, non troppo calda, le torme di vecchie turiste infestanti con zainetto e doppi bastoni ultraleggeri non troppo numerose e alle sette di sera eravamo già a casa in tempo per cenare all’ora giusta. Penso che sia stata l’ultima visita a Bassano di questa vita e neppure questa si rivelerà indimenticabile, presumo.
Ecco alcune mie foto scattate ieri a Bassano.Il resto della cittadina ha un’aria trascurata, molte vecchie case e palazzetti del centro storico sono in semi abbandono. Disabitati i piani superiori, tutte le imposte chiuse, un solo negozio al pianterreno con paccottiglia per turisti e… grappa. Non c’è nulla che si salvi dalla contaminazione con il distillato prediletto dai bassanesi. Qualunque manufatto commestibile è, immancabilmente, “alla grappa”.
L’umore era buono, la giornata bella, non troppo calda, le torme di vecchie turiste infestanti con zainetto e doppi bastoni ultraleggeri non troppo numerose e alle sette di sera eravamo già a casa in tempo per cenare all’ora giusta. Penso che sia stata l’ultima visita a Bassano di questa vita e neppure questa si rivelerà indimenticabile, presumo.