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30 settembre 2014

Sincronizzazione



Pare che al Quirinale ci siano più di mille orologi che un orologiaio a tempo pieno mantiene carichi e "in forma", non occupandosi di niente altro. A casa mia la situazione è più semplice perché gli orologi meccanici sono finiti tutti in un cassetto, eccetto quello a pendolo di mio nonno che continuo a caricare e regolare settimanalmente, ma in modo rilassato, senza bisogno di particolari attenzioni o cure. 
Quello che guardo più spesso di giorno è lo swatch da polso che non tolgo mai, neppure quando faccio un bagno nell'acqua salata del mare o in quella calda e spumosa della vasca da bagno. 
Di notte, invece, guardo l'ora a sinistra su di un display a cifre rosse appollaiato su di una pila di libri oppure a destra sulle grandi cifre proiettate sul muro da un Oregon radio-controllato che fornisce anche la temperatura ambiente. In caso di black-out si spengono entrambi, ma quando torna la luce solo quest'ultimo riprende a funzionare ricordando l'ora giusta, mentre il primo si riaccende, ma ha dimenticato l'ora e bisogna imprecare un po' e schiacciare molte volte scomodi bottoncini per rimetterlo al passo con l'altro: il sapientone.

castello di Carpi

Dopo un black-out va riaggiustato anche l'orologio del forno a microonde, ma questo dispone di comandi a rotazione, comodi quasi quanto la corona di un vecchio orologio meccanico. Il pendolo del nonno, da vecchio saggio, non si scompone per una sciocchezza come l'interruzione della corrente elettrica, diavoleria del tutto assente nella sua prima casa, quando era giovane. Ci vuol altro, per fermarlo. 
Della stessa tempra, insensibile ai capricci della rete elettrica, è l'ultimo arrivato: l'orologio del telefonino, a patto di alimentarlo ogni notte con una flebo che lo ricarichi e gli dia lo sprint per affrontare un intero giorno di veglia e di lavoro.
L'ho regolato in modo che suoni ad ogni ora, come il pendolo. Allo scoccar dell'ora si fa vivo con un bel campanello squillante che coglie di sorpresa gl'ignari presenti. Se mi trovo in un luogo pubblico dove la presenza di un vecchio orologio da muro è poco più probabile di quella di un asino parlante è spassoso vedere gli sguardi dei presenti scannerizzare le pareti alla ricerca di un orologio da muro e, alla fine, desistere delusi dalla ricerca.
Prima d'istallare la campanella oraria con il suo singolo suono squillante, avevo attivato una divertente applicazione che riproduceva il carillon più celebre del mondo: quello della torre di Elisabetta nel palazzo di Westminster, sede del parlamento inglese, comunemente detto Big Ben. Sentire uscire dal taschino l'intera tiritera del carillon di Westminter ad ogni ora del giorno, però, era troppo perfino per me: il trisnipote del costruttore dell'orologio ottocentesco della torre del castello di Carpi che vedi nella foto.

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