Parco di parole ricco d'ingegno. Ti piacerebbe come lapide?
E dove lo scriveresti? O hai già pensato ad un cenotafio?
Perché sei intenzionato ad ascendere in cielo come una Madonna, senza lasciarti dietro neanche qualche osso su cui piangerti?
Ma chi te l'ha passata la soffiata che starei per morire prima di te, la maga Magò? Con che diritto dovrei prendermi la precedenza, quando siamo nati nella stesso ospedale a pochi mesi di distanza, abbiamo fatto le stesse scuole, Alma Mater compresa, e poi non ci siamo mai persi di vista neanche durante le vacanze in questi primi settant'anni? Peggio di due gemelli.
No, niente maga, ma l'altro giorno mentre pensavo al motto immortale che dovrebbero scrivere sulla mia tomba mi sono accorto che mi veniva più facile pensare alla tua.
Uno slancio di generosità, insomma, ma sta tranquillo che se uno di noi due dovesse morire prima dell'altro farei scrivere sulla tua lapide un motto degno di te. Anzi esagererei, perfino.
Grazie, non mi aspettavo niente di meno da te, ma tornando alla realtà, non ti va bene Parco di parole... eccetera?
No, mi potrebbe anche andare bene: sintetico, generoso, senza enfasi stucchevoli, ma non sapresti dove scriverlo perché
ho intenzione di affidare le mie ceneri ai venti marini. Niente tomba, niente lapide, in compenso potremo continuare a fare il bagno insieme al mare, come sempre. Quasi...
Questo mi va bene. Peccato per il motto: era venuto bene.
Sai cosa potresti fare? Potresti scriverlo con uno stecco sul bagnasciuga, così la prima onda lunga lo cancellerà e con la risacca lo trascinerà in mare dove sono già le ceneri. Ti va?
Perfetto. Sei un grande: trovi sempre la soluzione. Come farò senza di te? E meglio che vada avanti prima io, stavolta.