Le sue prime foto erano autoritratti, ma senza occhi e senza bocca. Lui le foto le disegnava con i pennarelli su di un foglio di carta e al posto della faccia scriveva il suo nome: diceva di non sapere disegnare i suoi occhi e la sua bocca. Il linguaggio verbale non era pane per i suoi denti, così per esprimersi disegnava foto Stava crescendo e attraversando una pubertà senza parole, o quasi. Non gli restava che fotografare, un foglio dopo l'altro, la sua realtà in tumultuoso cambiamento, sotto la spinta di pulsioni sessuali confuse, ma prorompenti, e farne una storia: il film della pubertà di un bambino autistico dalla pelle colorata. |
Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) gio. 31 marzo 2005 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)
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