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10 marzo 2008

Si tiene la cola seca... buen tiempo

lun. 21 luglio 2003 Si tiene la cola seca... buen tiempo

Dal primo viaggio in Ispagna, insieme ad alcune brocche di terracotta bianca, porosa e trasudante, per tenere l'acqua fresca, arrivate a destinazione miracolosamente vive, portammo a casa anche una piastrella incastonata in un'elegante cornice riccioluta di ferro battuto nero. La decorazione rappresentava una capretta con una coda sporgente di autentica stoppa soggetta agli eventi ed agli umori atmosferici, purché esposta all'aria e alla pioggia, fuori da una finestra.

Da questa sofisticata attrezzatura, l'insieme prendeva, a buon diritto, il pomposo titolo di "Barometro Intemperie". Il funzionamento dello strumento era spiegato in chiara prosa castigliana in sei righe nella metà inferiore della piastrella, sotto la capretta saltellante e felice di una carota in bocca.

Nella prima riga si spiegava: "Si tiene la cola seca... buen tiempo" fino ad arrivare, con un graduale crescente peggioramento climatico alla sesta, più drammatica: "Si està helada... nieve".

Da allora, con il trascorrere dei decenni, il barometro ha cambiato case e città e sta trascorrendo un'onorata vecchiaia sotto il portico bianco della casa al mare, senza essersi mai sbagliato o avere tradito la sua funzione originaria, benché i tempi siano cambiati in modo così impressionante da risultare incredibili anche a chi li ha vissuti. Niente di più di un elegante manufatto di ferro battuto, pretestuosamente costruito intorno ad uno scherzo ingenuo, si dirà, ed è vero.

La Spagna di allora era un paese bellissimo, ma molto povero, più della stessa Italia che stava faticosamente riemergendo dalla batosta bellica. Io portavo i calzoni corti e condividevo con le valige e le brocche d'acqua fresca lo spazio posteriore di una "topolino", la costosa Fiat 500 C. Era un'utilitaria per pochi, in un paese che si stava motorizzando, con sacrifici, per mezzo di Vespe e Lambrette, se non addirittura dello spartano Mosquito, appoggiato alla ruota della bicicletta.

Le strade di Spagna erano poche, semideserte e piuttosto malconce. I somarelli e i muli erano compagni di strada tutt'altro che infrequenti nell'assolatissimo torpore dell'altopiano e li si poteva anche incontrare, bendati e legati ad una pertica, spingere con estenuante monotonia una noria per l'estrazione dal sottosuolo dell'acqua preziosissima e rara. Era un paese dai contrasti drammatici come il sole e l'ombra dei paesini bianchi dell'Andalusia. La corrida era ancora lo sport nazionale e El Dominghin era el primero, stando al giudizio inappellabile dei camerieri dei lussuosi alberghi dove si poteva confortevolmente soggiornare con poche pesetas.

La sola immutabile costante che ho ritrovato sempre, nei tanti viaggi compiuti successivamente in quel bellissimo e amatissimo paese, è il caldo: "Si tiene la cola seca... buen tiempo"



Pubblicato da Alessandro C. Candeli (@lec) lun. 21 luglio 2003 Invia un commento all'autore
"Hac re videre nostra mala non possumus; // alii simul delinquunt, censores sumus." (*)

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